Dopo tutto quello che dell’affare Herz fu già stampato, io potrei oggi dispensarmi da qualunque dimostrazione o abbandonare il signor Crispi al giudizio degli onesti: perché dal marzo 1893 il signor Crispi si è reso confesso doppiamente:
l° col fuggir dal processo;
2° col farsi cogliere in bugia. [...]Perché, ripeto, questo signore, come tutti i disonesti audaci, fa il conto sull’oblio degli altri: e negando oggi l’affare Herz, si lusinga che nessuno si ricordi come egli, su questo preciso affare, fu già colto in flagrante di bugia, proprio colla mano nel sacco, fino dal marzo 1893, quando il turpe mercato venne in luce.
Non me ne ricordavo - e vi basti! - nemmen io. Assorto in quei giorni nella duplice lotta per l’elezione di Corteolona e il processo di Mantova, rammentavo confusamente che su quel fatto vi era stata una polemica da cui il Crispi era uscito male: ma questo dicembre, appena scopersi, come commissario dei Cinque, le concussioni del Crispi - per associazion naturale corsi subito col pensiero a quel ricordo - e iniziai quella stessa settimana le indagini che mi condussero alla certezza del fatto. E fra i documenti più preziosi dell’accusa tengo i numeri di quel tempo dell’organo intimo personale del signor Crispi, la Riforma, che è quanto dire le asserzioni del signor Crispi in persona, e la sua autodifesa di allora; il cui confronto colle sue difese d’adesso è quanto può immaginarsi insieme di divertente... e di schiacciante. È un guajo certamente pel signor Crispi che le sue difese del ‘93 ei non sia riuscito a farle sparire; ma è perciò appunto che nei processi si fanno a riprese e ad intervalli gli interrogatorii, che poi servono a cogliere l’imputato - tradito dalla memoria - in contrasto fra le bugie inventate prima e le bugie inventate poi.
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