Appena conosciute le notizie del Rappel sui pretesi rapporti di Crispi col Reinach, interrogai l’on. Crispi. Mi disse: “Ho già fatto precisare dalla Stefani come stanno le cose. Fui avvocato dei Reinach di Parigi e di Francoforte dal 1866 al 1877. Andato ministro, chiusi lo studio sul serio, ermeticamente, non da burla, come hanno fatto altri. Ma tornato nel febbraio 1891 alla vita privata, Reinach mi mandò a chiedere se avrei ripreso il patrocinio dei suoi affari e risposi in modo affermativo. Allora fu che Reinach mi liquidò egli stesso i conti delle mie prestazioni passate, ed egli personalmente mi pagò con un vaglia del Banco di Napoli. La clientela del Reinach la ebbi per mezzo dei fratelli Weill-Schott coi quali sono anche in rapporto per ragioni professionali. Anche oggi sono avvocato del barone Luciano di Reinach, ufficiale dell’esercito francese, figlio del defunto che ha beni in Italia. Questo è tutto”.
Ancora da capo il “questo è tutto”!
Ma no che neppure adesso non era tutto! perché proprio in quel mentre l’Italia Reale di Torino del 19 marzo usciva con uno schiacciante riassunto di parecchie delle circostanze emerse dalle lettere Crispi-Reinach incluse nel piego. Annunziava cioè l’Italia Reale, in una lettera da Parigi, colla sigla Y.C.: Dai documenti comunicati venerdì dal signor liquidatore Imbert al signor Dupuy Dutemps risulta:
che il barone Giacomo Reinach, il 19 gennaio ‘91 aveva pregato il suo amministratore a Roma cav. Filippo Palomba, capo sezione al ministero di grazia e giustizia, di adoprarsi a che venisse accordato il gran cordone a Cornelius Herz;
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