Ebbene, quest’unico schiacciante argomento, scelto fra tutti, per prima e sola risposta, questo fatto accertato e notorio era - come oggi tutti sappiamo essere cosa notoria e accertata, - era una solenne, sfacciata menzogna.
E siccome di ciò la prova limpida, irrefragabile il lettore la troverà più avanti, qui domando ad ogni magistrato, ad ogni onest’uomo, se avrei o non avrei il diritto di limitarmi a questa prova unica - e convinto il signor Crispi di avere mentito anche qui - come già aveva mentito (e s’è visto) nelle interviste antecedenti - dispensarmi, pel giudizio, da ogni indagine ulteriore - come se ne dispensa il pretore che coglie in falso il ladruncolo alla sua prima risposta.
Ma ho promesso di abbondare sino allo scrupolo e, siccome le menzogne abbondano, la promessa manteniamola.
E fermiamoci alla confessione preziosa, strappata coi denti, del ricevimento delle 50.000 lire (oro vero francese), per ammirare la spiegazione bugiarda che il signor Crispi ha tentato di darne.
Evidentemente il signor Crispi qui è stato di una inabilità affatto unica, come accade a coloro che si impigliano nelle proprie bugie. Se la scoperta del piego Reinach e l’impressione che destò non lo avessero colto alla sprovvista, mai egli si sarebbe lasciata, nel primo sbalordimento, sfuggire la confessione che il pagamento esisteva, perché avrebbe capito che la spiegazione non reggeva all’esame, ed era provata bugiarda.
Una volta appigliatosi al disperato partito di chiamar tutto menzogna, meglio valeva negar il pagamento, che inventare la bubbola degli onorari di Reinach.
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