.. arretrati del 1887!
Lasciamo andare che non vi è un cane in Italia, a cui far credere che Francesco Crispi del quale le consuetudini avvocatesche e i bisogni continui, sitibondi di danaro, sono noti, attendesse fino al marzo 1891 per farsi liquidare da Reinach le sue competenze... del 1887.
Lasciamo andare che da tutti i conti dell’amministrazione Reinach risulta escluso il più piccolo debito, la più piccola pendenza aperta con Crispi per onorari vecchi di causa dovutigli.
Che era ed è notorio a Parigi e in Francia e in Italia e dovunque, che il banchiere Giacomo Reinach non era l’uomo da far sospirare quattro anni e mezzo ai suoi avvocati gli onorari; anzi era splendido in queste cose; che il signor Crispi non ha mai saputo dire quali furono queste cause, e nel 1887 qui in Roma di cause civili del Reinach se ne trova una sola, e, neanche a farlo apposta il Crispi! - come avvocato non figura in essa un cavolo, o meglio, può dirsi, vi figurava in senso precisamente inverso; poiché è una causa risoluta per sentenza arbitrale degli arbitri commendatore Capone, già presidente d’appello, comm. Caccia, direttore della Corte dei Conti, e senatore Augusto Pierantoni, a favore di Reinach contro il suo avversario... il sig. Pinelli, intimo e alter ego di Crispi (oggi suo capo di gabinetto), condannato dagli arbitri a rigurgitare e restituire al Reinach molte migliaia di lire onestamente tenutesi; ma dopo tutto questo, abbiamo anche la prova precisa, palmare, che le 50.000 lire - su cui non è più questione, perché dal Crispi confessate - si riferivano ad Herz - ossia alla sua decorazione e a nessun’altri e a nient’altro.
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