La Riforma (così prodiga di documenti!) questa volta non solo si guardò pudicamente dal riprodurre la lettera Reinach, pubblicata dal Débats, ma nel dispetto di esser messa al muro, non potendo adesso più attaccare la lettera... attaccò il morto che l’aveva scritta!
State attenti e divertitevi.
Ai 19 di marzo (Riforma n. 78, dispaccio alla Stefani, intervista Crispi-Comandini), tutto è bugia e Reinach è un cliente di cui Crispi vanta la clientela; ai 22 di marzo (Riforma n. 82) tutto è vile menzogna “e tutte le lettere sono lettere pretese...”; ma ai 28 marzo (Riforma n. 88), uscita la lettera del Débats, l’organo dell’avvocato di Reinach accusa il povero morto di aver ricorso a “un artifizio per dissimulare le sue appropriazioni” (già! in una nota di undici milioni e 200.000 gli occorrevano proprio, per dissimularle, quelle misere cinquantamila!!!); e loiolescamente insinua che un tale artifizio “spiegherebbe - se esiste - la lettera che fu riprodotta dal Journal des Débats!”
Vi raccomando la bellezza di quel tardivo...: Se esiste!
Povero Reinach! Che cosa ti valse essere stato cliente di Crispi per tanti anni! Che cosa ti valse l’avergli liquidato onorari da principe! e conservato la clientela nel figlio? Ecco, appena morendo una tua riga lo disturba, il tuo difensore ti denunzia calunniatore e ladro, e sputa sulla tua tomba.
Ma ahimè! dopo insultato il morto, siccome intanto la sua lettera rimane, la povera Riforma si prova a confutarlo. Meno male! Vediamo la confutazione.
E sapete in che consiste?
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