Ma questo si chiama cambiar le carte in mano, ed io devo castigare il baro. [...]Dunque, ai 25 di luglio 1890, sollecitato per il cordone, Crispi, presidente del Consiglio e ministro degli esteri, rispondeva così:
Roma, 25 luglio 1890
Caro Reinach,
ho le vostre del 22 cadente. Io non so come procedano le cose costì. Ma noi, poveri monarchici, abbiamo norme che dobbiamo osservare.
Quando si propone una decorazione mauriziana, bisogna mandare al Gran Magistero una nota nella quale devono essere indicati i meriti del decorando, e i servizi prestati al paese. Per gli stranieri si supplisce con una lettera del ministro italiano residente nel paese in cui è il decorando.
Per la Corona, basta la proposta del ministro al re. Il ministro è giudice dei meriti.
Il vostro raccomandato ci renderà dei servizi, non ne dubito. Rimettiamo l’affare al tempo in cui i servizi saranno resi.
Vostro aff.mo F. CRISPI
E i fogli di Crispi, in coro, a portar questa lettera in trionfo!
Deh, in che luce diversa questa lettera appare, sol che le si aggiunga la storia vera!
Dunque io affermo subito che la lettera 25 luglio, dove il ministro Crispi per il gran cordone di Herz affaccia al suo amico Reinach tante difficoltà e fa le mostre che occorrano tanti requisiti, questa lettera, che pare così bella, diventa una lettera brutta e sporca e puzza lontano di artificio per coprirsi le spalle pensando il come le difficoltà poi scomparvero e il come i requisiti poi furono trovati!
Diventa brutta, se si pensa che il Ressmann, richiesto appunto in quella state di dare a Roma informazioni sull’Herz, garbatamente se ne schivò, perché fiutava che le si amavano buone, e sapeva i pasticci e i vincoli, tutt’altro che belli, d’interesse, che legavano l’Herz coll’ambasciatore titolare Menabrea.
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