Lo sfido, ripeto, il signor Crispi, a produrlo quel rapporto Menabrea, a darlo da leggere intero, - non come lo ha mostrato al giornalista Mantegazza - e se non vuol darlo da leggere a me, a darlo ai primi cinque gentiluomini che gli indicherò!
E a chi darà egli ad intendere che in quel momento in cui l’Italia Reale aveva stritolato le sue bugie, lo aveva stritolato sotto i documenti, al punto da costringere la Tribuna a dichiarare ormai necessario un processo per far luce - in quel momento in cui era ridotto per ultimo scampo a metter fuori le due misere lettere sue del 25 luglio e del 4 maggio, (che appunto perché sue provavan nulla), egli avrebbe rinunziato a metter fuori il rapporto Menabrea, il solo che poteva sembrare giustificarlo! il solo che in quel momento sarebbe bastato per tutti! A chi darà egli ad intendere ch’ei abbia fatto per abnegazione patriottica! e che solo per questo se la cavasse mostrandolo - e sol nella parte che tornavagli - a un giornalista, di soppiatto, perché in pubblico gli facesse da compare e attestasse d’averlo coi proprii occhi veduto!
Dunque - fuori il rapporto! ma siccome in verità io vi predico che il signor Crispi da questo orecchio non ci sente - voi avete capito senz’altro che io parlo colla sicurezza precisa di quello che dico; ed è una vera disgrazia per il signor Crispi che il rapporto contenga quella schiacciante riserva - la quale bastava da sola a rendere la decorazione impossibile.
E quindi è solo ad abbondanza che dalla lettera del l° maggio scorso contenente le dichiarazioni di un eminente ed informatissimo uomo politico francese - il quale fu avvocato di Herz nella sua lunga causa con Rothschild e nelle sue vertenze con Reinach, riproduco quest’altro passo testuale:
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