Quello stesso rapporto che aveva fatto mettere la pratica a dormire! E nessun’altra di nuova? Nessun’altra! Tanto vero che per giustificarsi, dopo, a cose scoperte, tirò fuori, sempre dal suo cassetto di studio di via Gregoriana, quel rapporto unico e solo!
Sgraziatamente, quando meno il pensava, vale a dire, quando appena la pratica era ripresa, le sante memorie piombavano su lui e lo rovesciavano dal potere.
Rassegnate le dimissioni, Crispi stette provvisoriamente in carica a tutto l’8 gennaio, per il solito mantenimento dell’ordine e per il disbrigo degli affari ordinari urgenti. Il 9 febbraio Di Rudinì assunse l’ufficio.
Due giorni innanzi, il 7 mattina, ebbe, come ministro provvisorio, l’ultima udienza reale, per la firma degli ultimi decreti.
Proprio in quell’ultima udienza perché l’ultimo atto del grande Ministero fosse degno di tutta la sua vita - proprio fra gli ultimi decreti il Crispi presentava alla firma reale la onorificenza del gran Cordone di San Maurizio e Lazzaro d’Italia per Cornelio Herz!
Poteva la Corona in quel momento rifiutarvisi, qualunque fossero le riluttanze istintive? No.
Non si poteva, per un sentimento di cordialità e cortesia ben naturale, dir no in una udienza di congedo ad un primo ministro che affacciava le ragioni del rapporto Menabrea, meno quell’unica taciuta, e che presentava il decreto come un servizio al paese! - l’ultimo, dopo tanti, ch’egli, pur nell’andarsene, rendeva alla patria ingrata; e il servizio consisteva in ciò: che quella onorificenza altissima era desiderata, domandata da Freycinet, allora presidente del Consiglio dei ministri di Francia, e che quindi era una cortesia personale al capo del governo francese, la quale poteva contribuire a migliorare in un momento difficile i nostri rapporti colla Francia e diminuire per noi i danni della tensione fra i due paesi!
| |
Gregoriana Crispi Di Rudinì Ministero Crispi Cordone San Maurizio Lazzaro Italia Cornelio Herz Corona Menabrea Freycinet Consiglio Francia Francia
|