E questa ragione - diciamolo subito - questa bugia con cui si vinsero gli ultimi scrupoli e le esitanze della Corona - che cioè la decorazione era un servizio al paese, perché desiderata e richiesta da Freycinet - fu poi risfoderata, ma in forma umoristicamente più timida, dal Crispi stesso nella Riforma, nella ultima miserevole risposta in ritirata, davanti agli attacchi dell’Italia Rea/e!
State a sentire: (Riforma 29 marzo 1893).
A nessuno può destar meraviglia il fatto che un ministro italiano, accusato come era l’on. Crispi di francofobia, non si rifiutasse recisamente e immediatamente di accordare una onorificenza ad un uomo che notoriamente era in intimi rapporti coi governanti e gli altri principali uomini politici francesi, che dallo stesso governo francese era stato insignito di un’alta onorificenza nella Legion d’onore: e quando avea motivo di ritenere che, acconsentendo, avrebbe fatto cosa gradita a quei governanti.
Avea motivo di ritenere! non potea rifiutarsi recisamente! quanta modestia improvvisa di frasi!
Ma no, on. Crispi! voi avete fatto assai di più che non rifiutarvi recisamente! Avete preso la cosa tanto a petto, che questa volta non badaste più ai requisiti che ci volevano, questa volta vi tornò buono il vecchio rapporto del Menabrea e del “motivo a ritenere” avete fatto di punto in bianco un desiderio di Freycinet, e per contentarlo - proprio voi, che nella lettera 25 luglio affacciavate tanti ostacoli - avete pensato bene di saltar via degli ostacoli il più grosso, presentando il decreto di onorificenza alla firma, a insaputa o meglio di nascosto del Consiglio dell’Ordine, il cui previo avviso è prescritto per questi decreti: ma al Consiglio dell’Ordine si sarebbe dovuto presentare la domanda di Freycinet, si sarebbe dovuto presentare, non monco, il rapporto di Menabrea.
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