Le informazioni arrivano... e sono desolanti. Ressmann non solo conferma i pessimi ragguagli sull’Herz, ma avverte che, recatosi dal presidente del Consiglio Freycinet, per domandargli se era vero che il gran cordone per l’Herz era stato desiderato e chiesto secondo che Crispi avea detto al re, al sentir questo “scattò” addirittura, protestò con apostrofi vivacissime contro la menzogna e contro l’abuso del nome suo ed ebbe duri epiteti per l’Herz, dicendo che era stanco di sentirsi nominare quel mal’arnese, chiamandosi già anche troppo arrabbiato perché si fosse dovuta conferire all’Herz - per far piacere al Menabrea - una onorificenza francese.
Insomma non c’era più dubbio; il re dal Crispi era proprio stato ingannato. Altro che protestargli devozione a chiacchiere!
Apro una parentesi. Il fatto di un decreto estorto a questo modo mi sembrò così grave, che, oltre l’accertarmene in Roma, ho voluto accertarmene a Parigi. E la conferma avuta su questo punto chiarirà anche per il resto, la precisione con cui scrivo.
Pregai dunque l’amico Eandi a Parigi che si rivolgesse a voce, o meglio, per iscritto, al senatore Feycinet con una domanda precisa, onde averne precisa risposta per sì o per no.
La domanda, fatta per iscritto, fu concepita in questi termini:
Parigi, 7-5-’95
Signor senatore,
dal mio amico Felice Cavallotti, il deputato dell’Estrema Sinistra, ricevo l’incarico di domandarvi qualche schiarimento intorno al decreto che conferiva a CornelioHerz il gran cordone dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
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