Di poi il Gonfalonieri, che era il detto Soderino, pigliava molto piacere di farmi cicalare, e mi dava de' confetti e diceva a mio padre: - Maestro Giovanni, insegnali insieme con il sonare quelle altre tue bellissime arte - al cui mio padre rispondeva: - Io non voglio che e' faccia altra arte, che 'l sonare e comporre; perché in questa professione io spero fare il maggiore uomo del mondo, se Idio gli darà vita -. A queste parole rispose alcuno di quei vecchi Signori, dicendo a maestro Giovanni: - Fa' quello che ti dice il Gonfaloniere; perché sarebbe egli mai altro che un buono sonatore? - Cosí passò un tempo, insino che i Medici ritornorno. Subito ritornati i Medici, il cardinale, che fu poi papa Leone, fece molte carezze a mio padre. Quella arme, che era al palazzo de' Medici, mentre che loro erano stati fuori, era stato levato da essa le palle, e vi avevano fatto dipignere una gran croce rossa, quali era l'arme e insegna del Comune: in modo che, subito tornati, si rastiò la croce rossa, e in detto scudo vi si comisse le sue palle rosse, e misso il campo d'oro, con molta bellezza acconcie. Mio padre, il quali aveva un poco di vena poetica naturale stietta, con alquanto di profetica, che questo certo era divino in lui, sotto alla ditta arme, subito che la fu scoperta, fece questi quattro versi: dicevan cosí:
Quest'arme, che sepulta è stato tanto
sotto la santa croce mansueta,
mostr'or la faccia gloriosa e lieta,
aspettando di Pietro il sacro ammanto.
Questo epigramma fu letto da tutto Firenze.
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