A questo mi rispose, che io ero il suo figliuol buono, e che quello aveva riguadagnato, qual perduto pensava avere: e che gli era di necessità, anzi precetto de Idio istesso, che chi aveva del bene ne dessi a chi non aveva: e che per suo amore io sopportassi questa ingiuria; Idio m'accrescerebbe d'ogni bene. Io, come giovane sanza isperienza, risposi al povero afflitto padre; e preso certo mio povero resto di panni e quattrini, me ne andai alla volta di una porta della città: e non sapendo qual porta fosse quella che m'inviasse a Roma, mi trovai a Lucca, e da Lucca a Pisa. E giunto a Pisa, questa era l'età di sedici anni in circa, fermatomi presso al ponte di mezzo, dove e' dicono la pietra del Pesce, a una bottega d'un'oreficeria, guardando con attenzione quello che quel maestro faceva, il detto maestro mi domandò chi ero e che proffessione era la mia: al quale io dissi che lavoravo un poco di quella istessa arte che lui faceva. Questo uomo da bene mi disse che io entrassi nella bottega sua, e subito mi dette inanzi da lavorare, e disse queste parole: - Il tuo buono aspetto mi fa credere che tu sia da bene e buono -. Cosí mi dette innanzi oro, argento e gioie; e la prima giornata fornita, la sera mi menò alla casa sua, dove lui viveva onoratamente con una sua bella moglie e figliuoli. Io, ricordatomi del dolore che poteva aver di me il mio buon padre, gli scrissi come io era in casa di uno uomo molto buono e da bene, il quale si domandava maestro Ulivieri della Chiostra, e con esso lavoravo di molte opere belle e grande; e che stessi di buona voglia, che io attendevo a imparare, e che io speravo con esse virtú presto riportarne a lui utile e onore.
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