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      Cosí ragionando insieme, mentre andavamo, ci trovammo alla porta a San Piero Gattolini disavedutamente. Al quale io dissi: - Tasso mio, questa è fattura d'Idio l'esser giunti a questa porta, che né tu né io aveduti ce ne siàno: ora, da poi che io son qui, mi pare aver fatto la metà del cammino -. Cosí d'accordo lui e io dicevamo, mentre che seguivamo il viaggio: - Oh che dirà i nostri vecchi stasera? - Cosí dicendo facemmo patti insieme di non gli ricordar piú insino a tanto che noi fussimo giunti a Roma. Cosí ci legammo i grembiuli indietro, e quasi alla mutola ce ne andammo insino a Siena. Giunti che fummo a Siena, il Tasso disse che s'era fatto male ai piedi, che non voleva venire piú innanzi, e mi richiese gli prestassi danari per tornarsene: al quale io dissi: - A me non ne resterebbe per andare innanzi; però tu ci dovevi pensare a muoverti di Firenze; e se per causa dei piedi tu resti di non venire, troveremo un cavallo di ritorno per Roma, e allora non arai scusa di non venire -. Cosí preso il cavallo, veduto che lui non mi rispondeva, inverso la porta di Roma presi il cammino. Lui, vedutomi risoluto, non restando di brontolare, il meglio che poteva, zoppicando drieto assai ben discosto e tardo veniva. Giunto che io fui alla porta, piatoso del mio compagnino, lo aspettai e lo missi in groppa, dicendogli: - Che domin direbbono e' nostri amici di noi, che partitici per andare a Roma, non ci fussi bastato la vista di passare Siena? - Allora il buon Tasso disse che io dicevo il vero; e per esser persona lieta, cominciò a ridere e a cantare: e cosí sempre cantando e ridendo ci conducemmo a Roma.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
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