Disse lei, che troppo ben disegnavo per orefice; e fattosi portare da una sua cameriera un giglio di bellissimi diamanti legati in oro, mostrandomegli, volse che io gli stimassi. Io gli stimai ottocento scudi. Allora lei disse che benissimo gli avevo stimati. A presso mi domandò se mi bastava l'animo di legargli bene: io dissi che molto volentieri, e alla presenza di lei ne feci un pochetto di disegno; e tanto meglio lo feci, quanto io pigliavo piacere di trattenermi con questa tale bellissima e piacevolissima gentildonna. Finito il disegno, sopragiunse un'altra bellissima gentildonna romana, la quale era di sopra, e scesa a basso dimandò la detta madonna Porzia quel che lei quivi faceva: la quale sorridendo disse: - Io mi piglio piacere il vedere disegnare questo giovane da bene, il quale è buono e bello -. Io, venuto in un poco di baldanza, pur mescolato un poco di onesta vergogna, divenni rosso e dissi: - Quale io mi sia, sempre, madonna, io sarò paratissimo a servirvi -. La gentildonna, anche lei arrossita alquanto, disse: - Ben sai che io voglio che tu mi serva - e pòrtomi il giglio, disse che io me ne lo portassi; e di piú mi diede venti scudi d'oro, che l'aveva nella tasca, e disse: - Legamelo in questo modo che disegnato me l'hai, e salvami questo oro vechio in che legato egli è ora -. La gentildonna romana allora disse: - Se io fussi in quel giovane, volentieri io m'andrei con Dio -. Madonna Porzia agiunse che le virtú rare volte stanno con i vizii e che, se tal cosa io facessi, forte ingannerei quel bello aspetto che io dimostravo di uomo da bene - e voltasi, preso per mano la gentildonna romana, con piacevolissimo riso mi disse: - A Dio, Benvenuto -. Soprastetti alquanto intorno al mio disegno che facevo, ritraendo certa figura di Iove di man di Raffaello da Urbino detto.
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