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      Con tutto che io fussi nel grandissimo desiderio di finire quel mio bel vaso cominciato, per essere la musica cosa mirabile in sé e per sattisfare in parte al mio vecchio padre, fui contento far loro tal compagnia: e otto giorni innanzi al Ferragosto, ogni dí dua ore facemmo insieme conserto, in modo che il giorno d'agosto andammo in Belvedere, e in mentre che papa Clemente desinava, sonammo quelli disciplinati mottetti in modo, che il Papa ebbe a dire non aver mai sentito musica piú suavemente e meglio unita sonare. Chiamato a sé quello Gianiacomo, lo domandò di che luogo e in che modo lui aveva fatto a avere cosí buon cornetto per sobrano, e lo domandò minutamente chi io ero. Gianiacomo ditto gli disse a punto il nome mio. A questo il Papa disse: - Adunque questo è il figliuolo di maestro Giovanni? - Cosí disse che io ero. Il Papa disse che mi voleva al suo servizio in fra gli altri musici. Gian Iacomo rispose: - Beatissimo Padre, di questo io non mi vanto che voi lo abbiate, perché la sua professione, a che lui attende continuamente, si è l'arte della oreficeria, e in quella opera maravigliosamente, e tirane molto miglior guadagno che lui non farebbe al sonare -. A questo il Papa disse: - Tanto meglio li voglio, essendo cotesta virtú di piú in lui, che io non aspettavo. Fagli acconciare la medesima provvisione che a voi altri; e da mia parte digli che mi serva e che alla giornata ancora innell'altra professione ampliamente gli darò da fare - e stesa la mana, gli donò in un fazzoletto cento scudi d'oro di Camera, e disse: - Pàrtigli in modo, che lui ne abbia la sua parte -. Il ditto Gian Iacomo spiccato dal Papa, venuto a noi, disse puntatamente tutto quel che il Papa gli aveva detto; e partito li dinari infra otto compagni che noi eramo, dato a me la parte mia, mi disse: - Io ti vo a fare scrivere nel numero delli nostri compagni -. Al quale io dissi: - Lasciate passare oggi, e domani vi risponderò -. Partitomi da loro, io andavo pensando se tal cosa io dovevo accettare, considerato quanto la mi era per nuocere allo isviarmi dai belli studi della arte mia.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
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