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      Cosí capitandomi alle mani il vaso, promessi acconciarlo prestissimo, e cosí feci. Il ditto vaso mi fu portato innanzi mangiare: a ventidua ore venne quel che me lo aveva portato, il quale era tutto in sudore, ché per tutta la strada aveva corso, avvengaché monsignore ancora di nuovo lo aveva domandato per mostrarlo a certi altri signori. Però questo credenziere non mi lasciava parlar parola, dicendo: - Presto, presto, porta il vaso -. Onde io, volontoroso di fare adagio e non gnene dare, dissi che io non volevo fare presto. Venne il servitore ditto in tanta furia, che, accennando di mettere mano alla spada con una mana, e con la altra fece dimostrazione e forza di entrare in bottega; la qual cosa io subito glie ne 'nterdissi con l'arme, accompagnate con molte ardite parole, dicendogli: - Io non te lo voglio dare; e va, di' a monsignore tuo padrone, che io voglio li dinari delle mie fatiche, prima che egli esca di questa bottega -. Veduto questo di non aver potuto ottenere per la via delle braverie, si messe a pregarmi, come si priega la Croce, dicendomi, che se io gnene davo, farebbe per me tanto, che io sarei pagato. Queste parole niente mi mossono del mio proposito, sempre dicendogli il medesimo. Alla fine disperatosi della impresa, giurò di venire con tanti spagnuoli, che mi arieno tagliati a pezzi; e partitosi correndo, in questo mezzo io, che ne credevo qualche parte di questi assassinamenti loro, mi promessi animosamente difendermi; e messo in ordine un mio mirabile scoppietto, il quale mi serviva per andare a caccia, da me dicendo: - Chi mi toglie la roba mia con le fatiche insieme, ancora se gli può concedere la vita?


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





Croce Veduto