Ancora queste parole vènneno agli orecchi di papa Clemente, le quale lo mossono grandemente a risa. Era alla presenza il cardinale Cibo, al quali il Papa contò tutta la diferenza che io avevo aùto con questo vescovo; di poi si volse a un suo ministro, e li comandò che continuamente mi dessi da fare per il palazzo. Il ditto cardinal Cibo mandò per me, e doppo molti piacevoli ragionamenti, mi dette da fare un vaso grande, maggior che quello del Salamanca; cosí il cardinal Cornaro e molti altri di quei cardinali, massimamente Ridolfi e Salviati: da tutti avevo da fare, in modo che io guadagnavo molto bene. Madonna Porzia sopra ditta mi disse che io dovessi aprire una bottega che fusse tutta mia: e io cosí feci, e mai restavo di lavorare per quella gentile donna da bene, la quale mi dava assaissimo guadagno, e quasi per causa sua istessa m'ero mostro al mondo uomo da qualcosa. Presi grande amicizia col signor Gabbriello Ceserino, il quale era gonfaloniere di Roma: a questo signore io li feci molte opere. Una infra le altre notabile: questa fu una medaglia grande d'oro da portare in un cappello: dentro isculpito in essa medaglia si era Leda col suo cigno; e sadisfattosi assai delle mie fatiche, disse che voleva farla istimare per pagarmela il giusto prezzo. E perché la medaglia era fatta con gran disciplina, quelli stimatori della arte la stimarono molto piú che lui non s'immaginava: cosí tenendosi la medaglia in mano, nulla ne ritraevo delle mie fatiche. Occorse il medesimo caso di essa medaglia che quello del vaso del Salamanca.
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