Era in questo tempo a Roma un valentissimo uomo perugino per nome Lautizio, il quale lavorava solo di una professione, e di quella era unico al mondo. Avenga che a Roma ogni cardinale tiene un suggello, innel quale è impresso il suo titolo, questi suggelli si fanno grandi quanti è tutta una mana di un piccol putto di dodici anni incirca: e sí come io ho detto di sopra, in essa si intaglia quel titolo del cardinale, nel quale s'interviene moltissime figure: pagasi l'uno di questi suggelli ben fatti cento e piú di cento scudi. Ancora a questo valente uomo io portavo una onesta invidia; se bene questa arte è molto appartata da l'altre arti che si intervengono nella oreficeria; perché questo Lautizio, faccendo questa arte de' suggelli, non sapeva fare altro. Messomi a studiare ancora in essa arte, se bene difficilissima la trovavo, non mai stanco per fatica che quella mi dessi, di continuo attendevo a guadagnare e a imparare. Ancora
era in Roma un altro eccellentissimo valente uomo, il quale era milanese e si domandava per nome misser Caradosso. Questo uomo lavorava solamente di medagliette cesellate fatte di piastra, e molte altre cose; fece alcune Pace lavorate di mezzo rilievo, e certi Cristi di un palmo, fatti di piastre sottilissime d'oro, tanto ben lavorate, che io giudicavo questo essere il maggior maestro che mai di tal cose io avessi visto, e di lui piú che di nessuno altro avevo invidia. Ancora c'era altri maestri, che lavoravano di medaglie intagliate in acciaio, le quali son le madre e la vera guida a coloro che vogliono sapere fare benissimo le monete.
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