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      Ancora un altro genere di pietra: questo si fu una testa del piú bel topazio, che mai fusse veduto al mondo: in questo l'arte adeguava la natura. Questa era grande quant'una grossa nocciuola, e la testa si era tanto ben fatta quanto inmaginar si possa: era fatta per Minerva. Ancora un'altra pietra diversa da queste: questo fu un cammeo: in esso intagliato uno Ercole che legava il trifauce Cerbero. Questo era di tanta bellezza e di tanta virtú ben fatto, che il nostro gran Michelagnolo ebbe a dire non aver mai veduto cosa tanto maravigliosa. Ancora infra molte medaglie di bronzo, una me ne capitò, nella quale era la testa di Iove. Questa medaglia era piú grande che nessuna che veduto mai io ne avessi: la testa era tanto ben fatta, che medaglia mai si vidde tale. Aveva un bellissimo rovescio di alcune figurette simili allei fatte bene. Arei sopra di questo da dire di molte gran cose, ma non mi voglio stendere per non essere troppo lungo.
     
      XXVIII. Come di sopra dissi, era cominciato la peste in Roma: se bene io voglio ritornare un poco indietro, per questo non uscirò del mio proposito. Capitò a Roma un grandissimo cerusico, il quale si domandava maestro Iacomo da Carpi. Questo valente uomo, infra gli altri sua medicamenti, prese certe disperate cure di mali franzesi. E perché questi mali in Roma sono molto amici de' preti, massime di quei piú ricchi, fattosi cognoscere questo valente uomo, per virtú di certi profumi mostrava di sanare maravigliosamente queste cotai infirmità, ma voleva far patto prima che cominciassi a curare; e' quali patti, erano a centinaia e non a decine.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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