Aveva questo valente uomo molta intelligenzia del disegno. Passando un giorno a caso della mia bottega, vidde a sorta certi disegni che io avevo innanzi, in fra' quali era parecchi bizzarri vasetti, che per mio piacere avevo disegnati. Questi tali vasi erano molto diversi e varii da tutti quelli che mai s'erano veduti insino a quella età. Volse il ditto maestro Iacomo che io gnene facessi d'argento; i quali io feci oltra modo volentieri, per essere sicondo il mio capriccio. Con tutto che il ditto valente uomo molto bene me gli pagasse, fu l'un cento maggiore l'onore che mi apportorno; perché in nella arte di quei valenti uomini orefici dissono non aver mai veduto cosa piú bella né meglio condotta. Io non gli ebbi sí tosto forniti, che questo uomo li mostrò al Papa; e l'altro dí dapoi s'andò con Dio. Era molto litterato: maravigliosamente parlava della medicina. Il Papa volse che lui restassi al suo servizio; e questo uomo disse, che non voleva stare al servizio di persona del mondo; e che chi aveva bisogno di lui, gli andassi dietro. Egli era persona molto astuta, e saviamente fece a 'ndarsene di Roma; perché non molti mesi apresso tutti quelli che egli aveva medicati si condusson tanto male, che l'un cento eran peggio che prima: sarebbe stato ammazzato, se fermato si fussi. Mostrò li mia vasetti in fra molti signori; in fra li altri allo eccellentissimo duca di Ferrara; e disse, che quelli lui li aveva aúti da un gran signore in Roma, dicendo a quello, se lui voleva essere curato della sua infirmità, voleva quei dua vasetti; e che quel tal signore gli aveva detto, ch'egli erano antichi, e che di grazia gli chiedesse ogni altra cosa, qual non gli parrebbe grave a dargnene, purché quelli gnene lasciassi: disse aver fatto sembiante non voler medicarlo, e però gli ebbe.
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