Questo aveva i peli lunghi piú di quattro dita; era a punto grande come un grande orsacchio, e veramente un orso pareva. In sun esso me ne andai a trovare il Rosso pittore, il quale era fuor di Roma in verso Civitavecchia, a un luogo del conte dell'Anguillara, detto Cervetera, e trovato il mio Rosso, il quale oltra modo si rallegrò, onde io gli dissi: - I' vengo a fare a voi quel che voi facesti a me tanti mesi sono -. Cacciatosi subito a ridere, e abracciatomi e baciatomi, appresso mi disse, che per amor del conte io stessi cheto. Cosí filicemente e lieti con buon vini e ottime vivande, accarezzato dal ditto conte, in circa a un mese ivi mi stetti, e ogni giorno soletto me ne andavo in sul lito del mare, e quivi smontavo, caricandomi di piú diversi sassolini, chiocciolette e nicchi rari e bellissimi. L'ultimo giorno, che poi piú non vi andai, fui assaltato da molti uomini, li quali, travestitisi, eran discesi d'una fusta di Mori; e pensandosi d'avermi in modo ristretto a un certo passo, il quali non pareva possibile a scampar loro delle mani, montato subito in sul mio cavalletto, resolutomi al periglioso passo quivi d'essere o arosto o lesso, perché poca speranza vedevo di scappare di uno delli duoi modi, come volse Idio, il cavalletto, che era qual di sopra io dissi, saltò quello che è impossibile a credere; onde io salvatomi ringraziai Idio. Lo dissi al conte: lui dette a l'arme: si vidde le fuste in mare. L'altro giorno apresso sano e lieto me ne ritornai in Roma.
XXX. Di già era quasi cessata la peste, di modo che quelli che si ritrovavono vivi molto allegramente l'un l'altro si carezavano.
| |
Rosso Roma Civitavecchia Anguillara Cervetera Rosso Mori Idio Idio Roma
|