Fu domandata da quella femmina, che aveva menata Iulio, se lei si sentiva qualche fastidio. Disse che sí, e che si pensava d'esser grossa di qualche mese, e che si sentiva dar noia alla donna del corpo. Subito le due donne, che in mezzo l'avevano, mossosi a pietà di Pomona, mettendogli le mane al corpo, trovorno che l'era mastio. Tirando presto le mani a loro con ingiuriose parole, quali si usano dire ai belli giovanetti, levatosi da tavola subito le grida spartesi e con gran risa e con gran maraviglia, il fiero Michelagnolo chiese licenzia da tutti di poter darmi una penitenzia a suo modo. Avuto il sí, con grandissime gride mi levò di peso, dicendo: - Viva il Signore: viva il Signore - e disse, che quella era la condannagione che io meritavo, aver fatto un cosí bel tratto. Cosí finí la piacevolissima cena e la giornata; e ugniun di noi ritornò alle case sue.
XXXI. Se io volessi descrivere precisamente quale e quante erano le molte opere, che a diverse sorte di uomini io faceva, troppo sarebbe lungo il mio dire. Non mi occorre per ora dire altro, se none che io attendevo con ogni sollecitudine e diligenzia a farmi pratico in quella diversità e differenzia di arte, che di sopra ho parlato. Cosí continuamente di tutte lavoravo: e perché non m'è venuto alla mente ancora occasione di descrivere qualche mia opera notabile, aspetterò di porle al suo luogo; che presto verranno. Il detto Michelagnolo sanese scultore in questo tempo faceva la sepoltura de il morto papa Adriano. Iulio Romano pittore ditto se ne andò a servire il marchese di Mantova.
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