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      A questo io mi mossi, a requisizione di certi signori molto amici miei e feci alcune di queste anellette; ma le facevo di acciaro ben purgato: di poi, bene intagliate e commesse d'oro, facevano bellissimo vedere; e fu talvolta che di uno di questianelletti, solo delle mie fatture, ne ebbi piú di quaranta scudi. Se usava in questo tempo alcune medagliette d'oro, che ogni signore e gentiluomo li piaceva fare scolpire in esse un suo capriccio o impresa; e le portavano nella berretta. Di queste opere io ne feci assai, ed erano molto difficile a fare. E perché il gran valente uomo ch'io dissi, chiamato Caradosso, ne fece alcune, le quali come erano di piú di una figura non voleva manco che cento scudi d'oro de l'una; la qual cosa, non tanto per il premio quanto per la sua tardità, io fui posto innanzi a certi signori, ai quali infra l'altre feci una medaglia a gara di questo gran valent'uomo, innella qual medaglia era quattro figure, intorno alle quali io mi ero molto affaticato. Accadde che li detti gentiluomini e signori, ponendola accanto a quella del maraviglioso Caradosso, dissono che la mia era assai meglio fatta e piú bella, e che io domandassi quel che io volevo delle fatiche mie; perché, avendo io loro tanto ben satisfatti, che loro me voleano satisfare altanto. Ai quali io dissi, che il maggior premio alle fatiche mie e quello che io piú desiderava, si era lo aggiugnere appresso alle opere di un cosí gran valent'uomo, e che, se allor Signorie cosí paressi, io pagatissimo mi domandavo.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
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