E io cosí feci; di poi le rinvolsi in poca carta ciascune e le cucimmo in certe farse adosso al Papa e al detto Cavalierino. Dipoi mi dettono tutto l'oro, il quale era in circa dugento libbre, e mi dissono che io lo fondessi quanto piú segretamente che io poteva. Me ne andai a l'Agnolo, dove era la stanza mia, la quale io poteva serrare, che persona non mi dessi noia: e fattomi ivi un fornelletto a vento di mattoni e acconcio innel fondo di detto fornello un ceneràcciolo grandotto a guisa di un piattello, gittando l'oro di sopra in su' carboni, a poco a poco cadeva in quel piatto. In mentre che questo fornello lavorava, io continuamente vigilavo come io potevo offendere gli inimici nostri; e perché noi avevamo sotto le trincee degli inimici nostri a manco di un trar di mano, io facevo lor danno innelle dette trincee con certi passatoiacci antichi, che erano parecchi cataste, già munizione del Castello. Avendo preso un sacro e un falconetto, i quali erano tutti a dui rotti un poco in bocca, questi io gli empievo di quei passatoiacci; e dando poi fuoco alle dette artiglierie, volavano già alla impazzata facendo alle dette trincee molti inaspettati mali: in modo che, tenendo questi continuamente in ordine, in mentre che io fondevo il detto oro, un poco innanzi all'ora del vespro veddi venire in su l'orlo della trincea uno a cavallo in sun un muletto. Velocissimamente andava il detto muletto: e costui parlava a quelli delle trincee. Io stetti avvertito di dar fuoco alla mia artiglieria innanzi che egli giugnessi al mio diritto: cosí col buon iudizio dato fuoco, giunto, lo investi' con un di quelli passatoi innel viso a punto: quel resto dettono al muletto, il quale cadde morto: nella trincea sentissi un grandissimo tumulto: detti fuoco a l'altro pezzo, non sanza lor gran danno.
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Papa Cavalierino Agnolo Castello
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