Questo si era il principe d'Orangio, che per di dentro delle trincee fu portato a una certa osteria quivi vicina, dove corse in breve tutta la nobilità dello esercito. Inteso papa Clemente quello che io avevo fatto, subito mandò a chiamarmi, e dimandatomi del caso, io gli contai il tutto, e di piú gli dissi che quello doveva essere uomo di grandissima importanza, perché in quella osteria, dove e' l'avevano portato, subito vi s'era ragunato tutti e' caporali di quello esercito, per quel che giudicar si poteva. Il Papa di bonissimo ingegno fece chiamare misser Antonio Santa Croce, il qual gentiluomo era capo e guida di tutti e' bombardieri, come ho ditto: disse che comandassi a tutti noi bombardieri, che noi dovessimo dirizzare tutte le nostre artiglierie a quella detta casa, le quali erano un numero infinito, e che a un colpo di archibuso ogniuno dessi fuoco; in modo che ammazzando quei capi, quello esercito, che era quasi in puntelli, tutto si metteva in rotta; e che talvolta Idio arebbe udite le loro orazione, che cosí frequente e' facevano, e per quella via gli arebbe liberati da quelli impii ribaldi. Messo noi in ordine le nostre artiglierie, sicondo la commissione del Santa Croce aspettando il segno, questo lo intese il cardinal Orsino, e cominciò a gridare con il Papa, dicendo che per niente non si dovessi far tal cosa, perché erano in sul concludere l'accordo, e se que' ci si ammazzavano, il campo sanza guida sarebbe per forza entrato in Castello, e gli arebbe finiti di rovinare a fatto: pertanto non volevano che tal cosa si facessi.
| |
Orangio Clemente Papa Antonio Santa Croce Idio Santa Croce Orsino Papa Castello
|