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      Il Papa, che pure era di bonissimo ingegno, veduto questa cosa tale, non gli finiva di piacere; e quando e' n'ebbe veduto insino a dieci, gittato el resto in terra, disse a me, che mi stavo là da canto: - Mostra un po' qua, Benvenuto, il tuo modello, acciò che io vegga se tu sei nel medesimo errore di costoro -. Io fattomi innanzi e aperto una scatoletta tonda, parve che uno splendore dessi proprio negli occhi del Papa; e disse con gran voce: - Se tu mi fussi stato in corpo, tu non l'aresti fatto altrimenti come io veggo: costoro non sapevano altro modo a vituperarsi -. Accostatisi molti gran signori, il Papa mostrava la differenza che era dal mio modello a' lor disegni. Quando l'ebbe assai lodato, e coloro spaventati e goffi alla presenza, si volse a me e disse; - Io ci cognosco apunto un male che è d'importanza grandissima. Benvenuto mio, la cera è facile da lavorare; il tutto è farlo d'oro -. A queste parole io arditamente risposi dicendo: - Beatissimo Padre, se io non lo fo meglio dieci volte di questo mio modello, sia di patto che voi non me lo paghiate -. A queste parole si levò un gran tomulto fra quei signori, dicendo che io promettevo troppo. V'era un di questi signori, grandissimo filosofo, il quale disse in mio favore: - Di quella bella finnusumia e simitria di corpo, che io veggo in questo giovane, mi prometto tutto quello che dice, e da vantaggio -. Il Papa disse: - È per che io lo credo ancora io -. Chiamato quel suo cameriere misser Traiano, gli disse che portassi quivi cinquecento ducati d'oro di Camera.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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