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      Questo tale istava a casa vicino a un luogo chiamato Torre Sanguigna accanto a una casa dove stava alloggiato una cortigiana delle piú favorite di Roma, la quali si domandava la signora Antea. Essendo sonato di poco le ventiquattro ore, questo archibusieri si stava in su l'uscio suo con la spada in mano, e aveva cenato. Io con gran destrezza me gli acostai con un gran pugnal pistolese e girandogli un marrovescio, pensando levargli il collo di netto, voltosi anche egli prestissimo, il colpo giunse innella punta della spalla istanca; e fiaccato tutto l'osso, levatosi sú, lasciato la spada smarrito dal gran dolore, si messe a corsa; dove che seguitandolo, in quattro passi lo giunsi, e alzando il pugnale sopra la sua testa, lui abassando forte il capo, prese il pugnale apunto l'osso del collo e mezza la collottola, e innell'una e nell'altra parte entrò tanto dentro il pugnale, che io, se ben facevo gran forza di riaverlo, non possetti; perché della ditta casa de l'Antea saltò fuora quattro soldati con le spade inpugnate in mano, a tale che io fui forzato a metter mano per la mia spada per difendermi da loro. Lasciato il pugnale mi levai di quivi, e per paura di non essere conosciuto me ne andai in casa il duca Lessandro, che stava in fra piazza Navona e la Ritonda. Giunto che io fui, feci parlare al Duca, il quale mi fece intendere che, se io ero solo, io mi stessi cheto e non dubitassi di nulla, e che io me ne andassi a lavorare l'opera del Papa, che la desiderava tanto, e per otto giorni io mi lavorassi drento; massimamente essendo sopraggiunto quei soldati che mi avevano impedito, li quali avevano quel pugnale in mano, e contavano la cosa come l'era ita, e la gran fatica che egli avevano durato a cavare quel pugnale dell'osso del collo e del capo di colui, il quale loro non sapevano chi quel si fussi.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
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