Questi giovani si erano tutti in camicia; e quando di poi aperto il cassone videro tutte le gioie e l'opera d'oro insieme con esse, rallegrandosi mi dissono: - E' non ci è mal nessuno, da poi che l'opera e le gioie son qui tutte; se bene questo ladro ci ha lasciati tutti in camicia, causa che iersera per il gran caldo noi ci spogliammo tutti in bottega e ivi lasciammo i nostri panni -. Subito ritornatomi le virtú al suo luogo, ringraziato Idio, dissi: - Andate tutti a rivestirvi di nuovo
, e io ogni cosa pagherò, intendendo piú per agio il caso come gli è passato -. Quello che piú mi doleva, e che fu causa di farmi smarrire e spaventare tanto fuor della natura mia, si era che talvolta il mondo non avessi pensato che io avessi fatto quella finzione di quel ladro sol per rubare io le gioie; e perché a papa Clemente fu detto da un suo fidatissimo e da altri, e' quali furno Francesco del Nero, il Zana de' Biliotti suo computista, il vescovo di Vasona e molti altri simili: - Come fidate voi, beatissimo Padre, tanto gran valor di gioie a un giovine, il quale è tutto fuoco, ed è piú ne l'arme inmerso che ne l'arte, e non ha ancora trenta anni? - La qual cosa il Papa rispose, se nessun di loro sapeva che io avessi mai fatto cose da dare loro tal sospetto. Francesco del Nero, suo tesauriere, presto rispose dicendo. - No, beatissimo Padre, perché e' non ha aùto mai una tale occasione -. A questo il Papa rispose: - Io l'ho per intero uomo da bene, e se io vedessi un mal di lui, io non lo crederrei -. Questo fu quello che mi dette il maggior travaglio, e che subito mi venne a memoria.
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