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      In questi dí il Papa mandò per me; di poi con destri ragionamenti entrò in su le monete, e bene a proposito mi disse: - Benvenuto, darebbet'egli il cuore di far monete false? - Alla qual cosa io risposi, che le crederrei far meglio che tutti quanti gli uomini, che a tal vil cosa attendevano; perché quelli che attendono a tal poltronerie non sono uomini che sappin guadagnare, né sono uomini di grande ingegno; e se io col mio poco ingegno guadagnavo tanto che mi avanzava, perché quando io mettevo ferri per la zecca, ogni mattina inanzi che io desinassi mi toccava guadagnare tre scudi il manco; (che cosí era stato sempre l'usanza del pagare i ferri delle monete, e quello sciocco del zecchiere mi voleva male, perché e' gli arebbe voluti avere a miglior mercato); a me mi bastava assai questo che io guadagnavo con la grazia di Dio e del mondo; che a far monete false non mi sarebbe tocco a guadagnar tanto. Il Papa attinse benissimo le parole; e dove gli aveva dato commessione che con destrezza avessin cura che io non mi partissi di Roma, disse loro che cercassino con diligenza, e di me non tenessin cura, perché non arebbe voluto isdegnarmi, qual fussi causa di perdermi. A chi e' commesse caldamente, furno alcuni de' chierici di Camera, e' quali, fatto quelle debite diligenze, perché a lor toccava, subito lo trovorno. Questo si era uno istampatore della propia zecca, che si domandava per nome Céseri Macheroni, cittadin romano; e insieme seco fu preso uno ovolatore di zecca.
     
      LIV. In questo dí medesimo, passando io per piazza Naona, avendo meco quel mio bello can barbone, quando io sono giunto dinanzi alla porta del bargello, il mio cane con grandissimo impito forte latrando si getta dentro alla porta del bargello addosso a un giovane, il quale aveva fatto cosí un poco sostenere un certo Donnino, orefice, da Parma già discepol di Caradossa, per aver aùto indizio che colui l'avessi rubato.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
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