Alle qual parole io risposi, che con maggiore diligenzia e istudio finirei l'opera mia, che nessuna mai de l'altre; ma sí bene senza punto di speranza d'avere nulla mai dal Papa. Il detto misser Bartolomeo ripresemi, dicendomi che cosí non si doveva rispondere a le offerte d'un Papa. A cui io dissi, che ponendo isperanza a tal parole, saputo che io non l'arei a ogni modo, pazzo sarei a rispondere altrimenti; e partitomi, me ne andai a 'ttendere alle mie faccende. Il ditto messer Bartolomeo dovette ridire alPapa le mie ardite parole, e forse piú che io non dissi, di modo che il Papa stette piú di dua mesi a chiamarmi, e io in questo tempo non volsi mai andare al palazzo per nulla. Il Papa, che di tale opera si struggeva, commesse a messer Ruberto Pucci che attendessi un poco a quel che io facevo. Questo omaccion da bene ogni dí mi veniva a vedere, e sempre mi diceva qualche amorevol parola, e io allui. Appressandosi il Papa a voler partirsi per andare a Bologna, a l'ultimo poi, veduto che da per me io non vi andavo, mi fece intendere dal ditto misser Roberto, che io portassi sú l'opera mia, perché voleva vedere come io l'avevo innanzi. Per la qual cosa io la portai, mostrando detta opera esser fatto tutta la importanza, e lo pregavo che mi lasciassi cinquecento scudi, parte a buon conto, e parte mi mancava assai bene de l'oro da poter finire detta opera. Il Papa mi disse: - Attendi, attendi a finirla -. Risposi partendomi, che io la finirei, se mi lasciava danari. Cosí me ne andai.
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