Domandatogli il Papa che persona io ero, dicendo: - Beatissimo Padre, io ve ne domando, perché m'è parso che voi siete venuto in un tempo medesimo nella maggior còllora che io vedessi mai, e innella maggiore compassione; sí che per questo io domando Vostra Santità chi egli è; che se è persona che meriti essere aiutato, io gli insegnerei un segreto da farlo guarire di quella infermità - a queste parole disse il Papa: - Quello è il maggiore uomo che nascessi mai della sua professione; e un giorno che noi siamo insieme vi farò vedere delle maravigliose opere sue, e lui con esse; e mi sarà piacere che si vegga se si gli può fare qualche benifizio -. Di poi tre giorni il Papa mandò per me un dí doppo desinare, ed eraci questo gentiluomo alla presenza. Subito che io fui giunto, el Papa si fece portare quel mio bottone del piviale. In questo mezzo io avevo cavato fuora quel mio calice; per la qual cosa quel gentiluomo diceva di non aver mai visto un'opera tanto maravigliosa. Sopraggiunto il bottone, gli accrebbe molto piú maraviglia; guardatomi in viso disse: - Gli è pur giovane a saper tanto, ancora molto atto a 'cquistare -. Di poi me domandò del mio nome. Al quale io dissi: - Benvenuto è il mio nome -. Rispose: - Benvenuto sarò io questa volta per te; piglia de' fioralisi con il gambo, col fiore e con la barba tutto insieme, di poi gli fa stillare con gentil fuoco, e con quell'acqua ti bagna gli occhi parecchi volte il dí, e certissimamente guarrai di cotesta infirmità; ma fatti prima purgare, e poi continua la detta acqua -. Il Papa mi usò qualche amorevol parola: cosí me ne andai mezzo contento.
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