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      Venne quel Pompeo a dirmi da parte del Papa, come Sua Santità mi aveva tolto la zecca, e che se io non finivo il calice mi torrebbe de l'altre cose. A questo io risposi: - Dite a Sua Santità che la zecca e' l'ha tolta a sé e non a me, e quel medesimo gli verrebbe fatto di quell'altre cose; e che quando Sua Santità me la vorrà rendere, io in modo nessuno non la rivorrò -. Questo isgraziato e sventurato gli parve mill'anni di giungere dal Papa per ridirgli tutte queste cose, e qualcosa vi messe di suo di bocca. Ivi a otto giorni mandò il Papa per questo medesimo uomo dirmi che non voleva piú che io gli finissi quel calice, e che lo rivoleva appunto in quel modo e a quel termine che io l'avevo condotto. A questo Pompeo io risposi: - Questa non è come la zecca, che me la possa tòrre; ma sí ben e' cinquecento scudi, che io ebbi, sono di Sua Santità, i quali subito gli renderò: e l'opera è mia, e ne farò quanto m'è di piacere -. Tanto corse a riferir Pompeo, con qualche altra mordace parola, che a lui stesso con giusta causa io avevo detto.
     
      LXI.Di poi tre giorni appresso, un giovedí, venne a me dua camerieri di Sua Santità favoritissimi, che ancora oggi n'è vivo uno di quelli, ch'è vescovo, il quale si domandava misser Pier Giovanni, ed era guardaroba di Sua Santità; l'altro si era ancora di maggior lignaggio di questo, ma non mi sovviene il nome. Giunti a me mi dissono cosí: - Il Papa ci manda. Benvenuto: da poi che tu non l'hai voluta intendere per la via piú agevole, dice, o che tu ci dia l'opera sua, o che noi ti meniamo prigione -. Allora io li guardai in viso lietissimamente, dicendo: - Signori, se io dessi l'opera a Sua Santità, io darei l'opera mia e non la sua; e poi tanto l'opera mia io non gnene vo' dare; perché avendola condotta molto innanzi con le mia gran fatiche, non voglio che la vada in mano di qualche bestia ignorante, che con poca fatica me la guasti -. Era alla presenza, quando io dicevo questo, quell'orefice chiamato Tobbia ditto di sopra, il quale temerariamente mi chiedeva ancora i modelli di essa opera: le parole, degne di un tale sciagurato che io gli dissi, qui non accade riplicarle.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
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