Presi un mio fattorino, il quale era di dodici anni in circa, e meco di nuovo chiamai quel ditto Vincenzio Romoli; e, per essere nostro domestico compagno un certo Agnolino Gaddi, ancora lui menammo a questa faccenda. Arrivati di nuovo a il luogo deputato, fatto il negromante le sue medesime preparazione con quel medesimo e piú ancora maraviglioso ordine, ci mise innel circulo, qual di nuovo aveva fatto con piú mirabile arte e piú mirabil cerimonie; di poi a quel mio Vincenzio diede la cura de' profummi e del fuoco; insieme la prese il detto Agnolino Gaddi; di poi a me pose in mano il pintàculo, qual mi disse che io lo voltassi sicondo e' luoghi dove lui m'accennava, e sotto il pintàculo tenevo quel fanciullino mio fattore. Cominciato il negromante a fare quelle terrebilissime invocazioni, chiamato per nome una gran quantità di quei demonii capi di quelle legioni, e a quelli comandava per la virtú e potenzia di Dio increato, vivente ed eterno, in voce ebree, assai ancora greche e latine; in modo che in breve di spazio si empié tutto il Culiseo l'un cento piú di quello che avevan fatto quella prima volta. Vincenzio Romoli attendeva a fare fuoco insieme con quell'Agnolino detto, e molta quantità di profummi preziosi. Io per consiglio del negromante di nuovo domandai potere essere con Angelica. Voltosi il negromante a me, mi disse: - Senti che gli hanno detto? Che in ispazio di un mese tu sarai dove lei - e di nuovo aggiunse, che mi pregava che io gli tenessi il fermo, perché le legioni eran l'un mille piú di quel che lui aveva domandato, e che l'erano le piú pericolose; e poi che gli avevano istabilito quel che io avevo domandato, bisognava carezzargli, e pazientemente gli licenziare.
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