Partitomi di quivi, me ne ritirai a casa misser Giovanni Gaddi cherico di Camera; volendomi metter in ordine il piú presto che io potevo, per andarmi con Dio. Alla qual cosa, il detto misser Giovanni mi consigliava che io non fussi cosí furioso a partirmi, ché tal volta potria essere che 'l male non fussi tanto grande quanto e' mi parve: e fatto chiamare messer Anibal Caro, il quale stava seco, gli disse che andassi a 'ntendere il caso. Mentre che di questa cosa si dava i sopraditti ordini, conparse un gentiluomo romano che stava col cardinal de' Medici e da quello mandato. Questo gentiluomo, chiamato a parte misser Giovanni e me, ci disse che il Cardinale gli aveva detto quelle parole che gli aveva inteso dire al Papa, e che non aveva rimedio nessuno da potermi aiutare, e che io facessi tutto il mio potere di scampar questa prima furia, e che io non mi fidassi in nessuna casa di Roma. Subito partitosi il gentiluomo, il ditto misèr Giovanni guardandomi in viso, faceva segno di lacrimare, e disse: - Oimè, tristo a me! che io non ho rimedio nessuno a poterti aiutare! - Allora io dissi: - Mediante Idio, io mi aiuterò ben da me; solo vi richieggo che voi mi serviate di un de' vostri cavalli -. Era di già messo in ordine un caval morello turco, il piú bello e il miglior di Roma. Montai in sun esso con uno archibuso a ruota dinanzi a l'arcione, stando in ordine per difendermi con esso. Giunto che io fui a ponte Sisto, vi trovai tutta la guardia del bargello a cavallo e a piè; cosí faccendomi della necessità virtú, arditamente spinto modestamente il cavallo, merzé di Dio oscurato gli occhi loro, libero passai, e con quanta piú fretta io potetti me ne andai a Palombara, luogo del signor Giovanbatista Savello, e di quivi rimandai il cavallo a misser Giovanni, né manco volsi ch'egli sapessi dove io mi fussi.
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