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      Cosí restati d'accordo, Angelica mi pregò che io li comperassi una vesta di velluto nero, perché in Napoli era buon mercato. Di tutto fui contento; e mandato per il velluto, fatto il mercato e tutto, la vecchia, che pensò che io fossi piú cotto che crudo, mi chiese una vesta di panno fine per sé, e molt'altre spese per sua figliuoli, e piú danari assai di quelli che io gli avevo offerti. Alla quale io piacevolmente mi volsi e le dissi: - Beatrice mia cara, bastat'egli quello che io t'ho offerto? - Lei disse che no. Allora io dissi, che quel che non bastava a lei basterebbe a me: e baciato la mia Angelica, lei con lacrime e io con riso ci spiccammo, e me ne tornai a Roma subito.
     
      LXX. Partendomi di Napoli a notte con li dinari addosso, per non essere appostato né assassinato, come è il costume di Napoli, trovatomi alla Selciata, con grande astuzia e valore di corpo mi difesi da piú cavagli, che mi erano venuti per assassinare. Di poi gli altri giorni appresso, avendo lasciato il Solosmeo alle sue faccende di Monte Casini, giunto una mattina per desinare all'osteria di Adagnani; essendo presso all'osteria, tirai a certi uccelli col mio archibuso, e quelli ammazzai; e un ferretto, che era nella serratura del mio stioppo, mi aveva stracciato la man ritta. Se bene non era il male d'inportanza, appariva assai, per molta quantità di sangue che versava la mia mano. Entrato ne l'osteria, messo il mio cavallo al suo luogo, salito in sun un palcaccio, trovai molti gentiluomini napoletani, che stavano per entrare a tavola; e con loro era una gentil donna giovane, la piú bella che io vedessi mai.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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