Al quale io dissi che in brevi giorni io mostrerrei a Sua Santità, che mai io non m'ero scostato dal servizio di quella.
LXXI. Pochi giorni appresso, avendo finito la mia medaglia, la stampai in oro e in argento e in ottone. Mostratala a messer Piero, subito m'introdusse dal Papa. Era un giorno doppo desinare del mese di aprile, ed era un bel tempo: il Papa era in Belvedere. Giunto alla presenza di Sua Santità, li porsi in mano le medaglie insieme con li conii di acciaio. Presele, subito cognosciuto la gran forza di arte che era in esse, guardato misser Piero in viso, disse: - Gli antichi non furno mai sí ben serviti di medaglie -. In mentre che lui e gli altri le consideravano, ora i conii ora le medaglie, io modestissimamente cominciai a parlare e dissi: - Se la potenzia delle mie perverse istelle non avessino aùto una maggior potenzia, che alloro avessi impedito quello che violentemente in atto le mi dimostrorno, Vostra Santità senza sua causa e mia perdeva un suo fidele e amorevole servitore. Però, beatissimo Padre, non è error nessuno in questi atti, dove si fa del resto, usar quel modo che dicono certi poveri semplici uomini, usando dire, che si dee segnar sette e tagliar uno. Da poi che una malvagia bugiarda lingua d'un mio pessimo avversario, che aveva cosí facilmente fatto adirare Vostra Santità, che ella venne in tanto furore, commettendo al Governatore che subito preso m'impiccassi; veduto da poi un tale inconveniente, faccendo un cosí gran torto a sé medesima a privarsi di un suo servitore, qual Vostra Santità istessa dice che egli è, penso certissimo che, quanto a Dio e quanto al mondo, da poi Vostra Santità n'arebbe aùto un non piccolo rimordimento.
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