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      Io, che tal cosa intesi, andavo con gli occhi aperti e con buona compagnia e benissimo armato con giaco e con maniche, che tanto avevo aùto licenzia. Questo ditto corsetto per avarizia pensando guadagnare quelli dinari tutti a man salva, credette tale inpresa poterla fare da per se solo; in modo che un giorno, doppo desinare, mi feciono chiamare da parte del signor Pier Luigi; onde io subito andai, perché il Signore mi aveva ragionato di voler fare parecchi vasi grandi di argento. Partitomi di casa in fretta, pure con le mie solite armadure, me ne andavo presto per istrada Iulia, pensando di non trovar persona in su quell'ora. Quando io fui su alto di strada Iulia per voltare al palazzo del Farnese, essendo il mio uso di voltar largo ai canti, viddi quel corsetto già ditto, levarsi da sedere e arrivare al mezzo della strada: di modo che io non mi sconciai di nulla, ma stavo in ordine per difendermi; e allentato il passo alquanto, mi accostai al muro per dare larga istrada al ditto corsetto. Anche lui accostatosi al muro, e di già appressatici bene, cognosciuto ispresso per le sue dimostrazione che lui aveva voluntà di farmi dispiacere, e vedutomi solo a quel modo, pensò che la gli riuscissi; in modo che io cominciai a parlare e dissi: - Valoroso soldato, se e' fossi di notte, voi potresti dire di avermi preso in iscambio; ma perché gli è di giorno, benissimo cognoscete chi io sono, il quale non ebbi mai che fare con voi, e mai non vi feci dispiacere; ma io sarei bene atto a farvi piacere -. A queste parole lui in atto bravo, non mi si levando dinanzi, mi disse che non sapeva quello che io mi dicevo.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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