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      Cosí andò faccendo il mio gran male, e poco miglioravo. Maestro Francesco eccellentissimo veniva quattro volte o cinque il giorno: misser Giovanni Gaddi, che s'era vergognato, non mi capitava piú innanzi. Comparse il mio cognato, marito della ditta mia sorella: veniva di Fiorenze per la eredità: e perché gli era molto uomo da bene, si rallegrò assai l'avermi trovato vivo; il quale a me dette un conforto inistimabile il vederlo, e subito mi fece carezze dicendo d'esser venuto solo per governarmi di sua mano propria; e cosí fece parecchi giorni. Di poi io ne lo mandai, avendo quasi sicura isperanza di salute. Allora lui lasciò il sonetto di messer Benedetto Varchi, quale è questo:
     
      IN LA CREDUTA E NON VERA MORTE
      DI BENVENUTO CELLINI
     
      Chi ne consolerà, Mattio? chi fia
      che ne vieti il morir piangendo, poiche pur è vero, oimè, che sanza noi
      cosí per tempo al Ciel salita siaquella chiara alma amica, in cui fioria
      virtú cotal, che fino a' tempi suoinon vidde equal, né vedrà, credo, poi
      il mondo, onde i miglior si fuggon pria?
      Spirto gentil, se fuor del mortal veloS'ama, mira dal Ciel chi in terra amasti,
      pianger non già 'l tuo ben, ma 'l proprio male.
      Tu ten sei gito a contemplar su 'n Cielo
      l'alto Fattore, e vivo il vedi or qualecon le tue dotte man quaggiú il formasti.
     
      LXXXV. Era la infirmità stata tanta inistimabile, che non pareva possibile di venirne a fine; e quello uomo da bene di maestro Francesco da Norcia ci durava piú fatica che mai, e ogni giorno mi portava nuovi rimedii, cercando di consolidare il povero istemperato istrumento, e con tutte quelle inistimabil fatiche non pareva che fussi possibile venire a capo di questa indegnazione, in modo che tutti e' medici se ne erano quasi disperati e non sapevano piú che fare.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
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