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      Il ditto Manno prese da me licenza, e lui lo voleva ammazzare a ogni modo: io gli messi d'accordo; di poi acconciai il detto Giorgio col cardinal dei Medici, e sempre lo aiutai. Questo è il merito che lui aveva detto al duca Lessandro ch'io avevo detto male di Sua Eccellenzia, e che io m'ero vantato di volere essere il primo a saltare in su le mura di Firenze, d'accordo con li nimici di Sua Eccellenzia fuorasciti. Queste parole, sicondo che io intesi poi, gliene faceva dire quel galantuomo di Ottaviano de' Medici, volendosi vendicare della stizza che aveva aùto il Duca seco per conto delle monete e della mia partita di Firenze; ma io, ch'ero innocente di quel falso appostomi, non ebbi una paura al mondo: e il valente maestro Francesco da Montevarchi grandissima virtú mi medicava, e ve lo aveva condotto il mio carissimo amico Luca Martini, il quale la maggior parte del giorno si stava meco.
     
      LXXXVII. Intanto io avevo rimandato a Roma il fidelissimo Filice alla cura delle faccende di là. Sollevato alquanto la testa dal primaccio, che fu in termine di quindici giorni, se bene io non potevo andare con i mia piedi, mi feci portare innel palazzo de' Medici, su dove è il terrazzino: cosí mi feci mettere a sedere per aspettare il Duca che passassi. E facendomi motto molti mia amici di Corte, molto si maravigliavano che io avessi preso quel disagio a farmi portare in quel modo, essendo dalla infirmità sí mal condotto; dicendomi che io dovevo pure aspettar d'esser guarito, e dipoi visitare il Duca.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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