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      Io, che non arei voluto pigliare questo giovanetto per non venire in contesa con il detto spaguolo, dissi a Ascanio: - Non ti voglio, per non fare dispiacere al tuo maestro -. E' fece tanto che il maestro suo mi scrisse una polizza, che liberamente io lo pigliassi. Cosí era stato meco di molti mesi; e per essersi partito magro e spunto, noi lo domandavamo il Vecchino; e io pensavo che fossi un vecchino, sí perché lui serviva tanto bene; e perché gli era tanto saputo, non pareva ragione che innell'età di tredici anni, che lui diceva di avere, vi fussi tanto ingegno. Or per tornare, costui in quei pochi mesi messe persona, e ristoratosi dallo istento divenne il piú bel giovane di Roma, e sí per essere quel buon servitor che io ho detto, e perché gl'imparava l'arte maravigliosamente, io gli posi uno amore grandissimo come figliuolo, e lo tenevo vestito come se figliuolo mi fussi stato. Vedutosi il giovane restaurato, e' gli pareva avere aùto una gran ventura a capitarmi alle mane. Andava ispesso a ringraziare il suo maestro, che era stato causa del suo gran bene; e perché questo suo maestro aveva una bella giovane per moglie, lei diceva: - Surgetto, che hai tu fatto che tu sei diventato cosí bello? - e cosí lo chiamavano quando gli stava con esso loro. Ascanio rispose a lei: - Madonna Francesca, è stato lo mio maestro che mi ha fatto cosí bello e molto piú buono -. Costei velenosetta l'ebbe molto per male che Ascanio dicessi cosí: e perché lei aveva nome di non pudica donna, seppe fare a questo giovanetto qualche carezza forse piú là che l'uso de l'onestà; per la qual cosa io mi avvedevo che molte volte questo giovanetto andava piú che 'l solito suo a vedere la sua maestra.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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