Quando noi volemmo ismontare, il barcherolo non voleva per niente. Allora io dissi a' mia giovani: - Ora è tempo a far qualche pruova di noi: sí che mettete mano alle spade, e facciàno che per forza e' ci mettino in terra -. Cosí facemmo con gran difficultà, perché lor fecion grandissima resistenza. Pure messi che noi fummo in terra, bisognava salire due miglia su per quel monte, il quale era piú difficile che salire su per una scala a piuoli. Io ero tutto armato di maglia con istivali grossi e con uno scoppietto in mano, e pioveva quanto Idio ne sapeva mandare. Quei diavoli di quei gentiluomini tedeschi con quei lor cavalletti a mano facevano miracoli, il perché i nostri cavagli non valevano per questo effetto, e crepavamo di fatica a farli salire quella difficil montagna. Quando noi fummo in su un pezzo, il cavallo d'Ascanio, che era un cavall'unghero mirabilissimo, questo era innanzi un pochetto al Busbacca corriere, e 'l ditto Ascanio gli aveva dato la sua zagaglia, che gliene aiutassi portare; avvenne che per e' cattivi passi quel cavallo isdrucciolò e andò tanto barcollone, non si potendo aiutare, che percosse in su la punta della zagaglia di quel ribaldo di quel corriere, che non l'aveva saputa iscansare; e passata al cavallo la gola a banda a banda, quell'altro mio garzone, volendo aiutare ancora il suo cavallo, che era un caval morello, isdrucciolò inverso il lago e s'attenne a un respo, il qual era sottilissimo. In su questo cavallo era un paio di bisacce, nelle quali era drento tutti e' mia danari con ciò che io avevo di valore: dissi al giovane che salvassi la sua vita, e lasciassi andare il cavallo in malora: la caduta si era piú d'un miglio e andava a sottosquadro e cadeva nel lago.
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Idio Ascanio Busbacca Ascanio
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