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      Ancora per aver detto male di maestro Antonio da San Gallo, molto eccellente architettore, gli fece torre un'opera che lui gli aveva fatto avere da messer Agnol de Cesi; dipoi cominciò tanto a far contro a di lui, che egli l'aveva condotto a morirsi di fame; per la qual cosa io gli prestai di molte decine di scudi per vivere. E non gli avendo ancora riauti, sapendo che gli era al servizio del Re, lo andai, come ho detto, a visitare: non tanto pensavo che lui mi rendessi li mia dinari, ma pensavo che mi dessi aiuto e favore per mettermi al servizio di quel gran Re. Quando costui mi vedde, subito si turbò e mi disse: - Benvenuto, tu se venuto con troppa spesa innun cosí gran viaggio, massimo di questo tempo, che s'attende alla guerra e non a baiuccole di nostre opere -. Allora io dissi, che io avevo portato tanti dinari da potermene tornare a Roma in quel modo che io ero venuto a Parigi; e che questo non era il cambio delle fatiche che io avevo durate per lui; e che io cominciavo a credere quel che mi aveva detto di lui maestro Antonio da San Gallo. Volendosi metter tal cosa in burla, essendosi avveduto della sua sciagurataggine, io gli mostrai una lettera di cambio di cinquecento scudi a Ricciardo del Bene. Questo sciagurato pur si vergognava, e volendomi tenere quasi per forza, io mi risi di lui, e me ne andai insieme con un pittore, che era quivi alla presenza. Questo si domandava lo Sguazzella: ancora lui era fiorentino; anda'mene a stare in casa sua con tre cavalli e tre servitori a tanto la settimana.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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