Avevo aspettato insino a dua ore di notte, e allora comparse il Duca: io gli baciai le mane; mi fece grande accoglienze, e commisse che mi fussi dato l'acqua alle mane. Per la qual cosa io piacevolmente dissi: - Eccellentissimo signore, egli è piú di quattro mesi che io non ho mangiato tanto, che sia da credere che con tanto poco si viva; però, cognosciutomi che io non mi potrei confortare de' reali cibi della sua tavola, mi starò cosí ragionando con quella, in mentre che Vostra Eccellenzia cena, e lei e io a un tratto medesimo aremo piú piacere, che se io cenassi seco -. Cosí appiccammo ragionamento, e passammo insino alle cinque ore. Alle cinque ore poi io presi licenzia, e andatomene alla mia osteria, trovai apparecchiato maravigliosamente, perché il Duca mi aveva mandato a presentare le regaglie del suo piatto con molto buon vino; e per esser a quel modo soprastato piú di dua ore fuor della mia ora del mangiare, mangiai con grandissimo appetito, che fu la prima volta che di poi e' quattro mesi io avevo potuto mangiare.
C. Partitomi la mattina, me ne andai a Santa Maria dal Loreto, e di quivi, fatto le mie orazione, ne andai a Roma; dove io trovai il mio fidelissimo Felice, al quale io lasciai la bottega con tutte le masserizie e ornamenti sua, e ne apersi un'altra a canto al Sugherello profumiere, molto piú grande e piú spaziosa; e mi pensavo che quel gran Re Francesco non si avessi a ricordar di me. Per la qual cosa io presi molte opere da diversi signori, e intanto lavoravo quel boccale e bacino che io avevo preso da fare dal cardinal di Ferrara.
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