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      Questa tal cosa si dimenticò. A quelli mia lavoranti e servitori il cardinale Santiquattro e Cornaro mi feciono serrare la bottega, dicendomi liberamente, che il Papa non voleva intender nulla di lasciarmi andare, e che quei gran favori del Re mi avevano molto piú nociuto che giovato; perché l'ultime parole che aveva dette monsignor di Morluc da parte del Re, si erano istate che monsigno' di Morluc disse al Papa che mi dovessi dare in mano a' giudici ordinari della corte; e che, se io avevo errato, mi poteva gastigare, ma non avendo errato, la ragion voleva che lui mi lasciassi andare. Queste parole avevan dato tanto fastidio al Papa, che aveva voglia di non mi lasciare mai piú. Questo Castellano certissimamente mi aiutava quanto e' poteva. Veduto in questo tempo quelli nimici mia che la mia bottega s'era serrata, con ischerno dicevano ogni dí qualche parola ingiuriosa a quelli mia servitori e amici, che mi venivano a visitare alla prigione. Accadde un giorno in fra gli altri che Ascanio, il quale ogni dí veniva dua volte da me, mi richiese che io gli facessi una certa vestetta per sé d'una mia vesta azzurra di raso, la quale io non portavo mai: solo mi aveva servito quella volta, che con essa andai in processione: però io gli dissi che quelli non eran tempi, né io in luogo da portare cotai veste. Il giovane ebbe tanto per male che io non gli detti questa meschina vesta, che lui mi disse che se ne voleva andare a Tagliacozze a casa sua. Io tutto appassionato gli dissi, che mi faceva piacere e levarmisi dinanzi; e lui giurò con grandissima passione di non mai piú capitarmi innanzi.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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