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      Li medici sua, che se ne erano avveduti, cosí li sua servitori vecchi, li davano tutti i piaceri che immaginar potevano: e perché e' pareva loro che pigliassi gran piacere di sentirmi ragionare, a ogni poco e' venivano per me e menavanmi da lui. Per la qual cosa questo povero uomo talvolta mi tenne quattro e cinque ore intere, che mai avevo restato di ragionar seco. Mi teneva alla tavola sua a mangiare al dirimpetto a sé, e mai restava di ragionare o di farmi ragionare; ma io in quei ragionamenti mangiavo pure assai bene. Lui, povero uomo, non mangiava e non dormiva, di modo che me aveva istracco, che io non potevo piú; e guardandolo alcune volte in viso, vedevo che le luce degli occhi erano ispaventate, perché una guardava innun verso, e l'altra in un altro. Mi cominciò a domandare se io avevo mai aùto fantasia di volare: al quale io dissi, che tutte quelle cose che piú difficile agli uomini erano state, io piú volentieri avevo cerco di fare e fatte; e questa del volare, per avermi presentato lo Idio della natura un corpo molto atto e disposto a correre e a saltare molto piú che ordinario, con quel poco dello ingegno poi, che manualmente io adopererei, a me dava il cuore di volare al sicuro. Questo uomo mi cominciò a dimandare che modi io terrei: al quale io dissi che, considerato gli animali che volano, volendogl'imitare con l'arte quello che loro avevano dalla natura, non c'era nissuno che si potessi imitare, se none il pipistrello. Come questo povero uomo sentí quel nome di pipistrello, che era l'umore in quel che peccava quel anno, messe una voce grandissima, dicendo: - E' dice il vero, e' dice il vero; questa è essa, questa è essa - e poi si volse a me e dissemi: - Benvenuto, chi ti dessi le comodità, e' ti darebbe pure il cuore di volare?


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





Idio Benvenuto