Parv'egli esser degni di toccare il letto d'un mio pari? A questo io non arò rispetto alla vita mia, perché io son certo che io vi torrò la vostra; sí che lasciatemi stare colli mia dispiaceri e colle mia tribulazione, e non mi date piú affanno di quello che io mi abbia; se non che io vi farò vedere che cosa sa fare un disperato -. Queste parole costoro le ridissono al Castellano, il quale comandò loro ispressamente che mai non s'accostassino a quel mio letto, e che, quando e' venivano da me, venissino sanza spade, e che m'avessino benissimo cura del resto. Essendomi io assicurato del letto, mi parve aver fatto ogni cosa: perché quivi era la importanza di tutta la mia faccenda. Una sera di festa in fra l'altre, sentendosi il Castellano molto mal disposto e quelli sua omori cresciuti, non dicendo mai altro se non che era pipistrello, e che se lor sentissino che Benvenuto fossi volato via, lasciassino andar lui, che mi raggiugnerebbe, poiché e' volerebbe di notte ancora lui certamente piú forte di me, dicendo: - Benvenuto è un pipistrello contrafatto, e io sono un pipistrello dadovero; e perché e' m'è stato dato in guardia, lasciate pur fare a me, che io lo giugnerò ben io -. Essendo stato piú notti in questo umore, gli aveva stracco tutti i sua servitori; e io per diverse vie intendevo ogni cosa, massimo da quel Savoino che mi voleva bene. Resolutomi questa sera di festa a fuggirmi a ogni modo, in prima divotissimamente a Dio feci orazione, pregando Sua divina Maestà, che mi dovessi difendere e aiutare in quella tanta pericolosa inpresa; di poi messi mano a tutte le cose che io volevo operare, e lavorai tutta quella notte.
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