Come io fu' a dua ore innanzi il giorno, io cavai quelle bandelle con grandissima fatica, perché il battente del legno della porta, e anche il chiavistello facevano un contrasto, il perché io non potevo aprire: ebbi a smozzicare il legno; pure alla fine io apersi, e messomi adosso quelle fascie, quale io avevo avvolte a modo di fusi di accia in su dua legnetti, uscito fuora, me ne andai dalli destri del mastio; e scoperto per di drento dua tegoli del tetto, subito facilmente vi saltai sopra. Io mi trovavo in giubbone bianco e un paio di calze bianche e simile un paio di borzachini, inne' quali avevo misso quel mio pugnalotto già ditto. Di poi presi un capo di quelle mie fascie e l'accomandai a un pezzo di tegola antica ch'era murata innel ditto mastio: a caso questa usciva fuori a pena quattro dita. Era la fascia acconcia a modo d'una staffa. Appiccata che io l'ebbi a quel pezzo della tegola, voltomi a Dio, dissi: - Signore Idio, aiuta la mia ragione, perché io l'ho, come tu sai, e perché io mi aiuto -. Lasciatomi andare pian piano, sostenendomi per forza di braccia, arrivai in sino in terra. Non era lume di luna, ma era un bel chiarore. Quando io fui in terra, guardai la grande altezza che io avevo isceso cosí animosamente, e lieto me ne andai via, pensando d'essere isciolto. Per la qual cosa non fu vero, perché il Castellano da quella banda aveva fatto fare dua muri assai bene alti, e se ne serviva per istalla e per pollaio: questo luogo era chiuso con grossi chiavistelli per di fuora.
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Dio Idio Castellano
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