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      Desinai di buona voglia. Cosí mi stetti sanza vedere o sentire altri insino a una ora di notte. A quell'ora venne il bargello con buona parte della sua famiglia, il quale mi rimesse in su quella sieda, che la sera dinanzi lui m'aveva in quel luogo portato, e di quivi con molte amorevol parole a me, che io non dubitassi, e a' sua birri comandò che avessin cura di non mi percuotere quella gamba che io avevo rotta, quanto agli occhi sua. Cosí facevano, e mi portorno in Castello, di donde io ero uscito; e quando noi fummo su da alto innel mastio, dov'è un cortiletto, quivi mi fermorno per alquanto.
     
      CXVII. In questo mezzo il Castellano sopraditto si fece portare in quel luogo dove io ero, e cosí ammalato e afflitto disse: - Ve' che ti ripresi? - Sí - dissi io - ma ve' che io mi fuggi', come io ti dissi? e se io non fussi stato venduto, sotto la fede papale, un vescovado da un veniziano cardinale e un romano da Farnese, e' quali l'uno e l'altro ha graffiato il viso alle sacre sante legge, tu mai non mi ripigliavi. Ma da poi che ora da loro s'è messa questa male usanza, fa' ancora tu il peggio che tu puoi, ché di nulla mi curo al mondo -. Questo povero uomo cominciò molto forte a gridare, dicendo: - Oimè! oimè! costui non si cura né di vivere né di morire, ed è piú ardito che quando egli era sano: mettetelo là sotto il giardino, e non mi parlate mai piú di lui, che costui è causa della morte mia -. Io fui portato sotto un giardino in una stanza oscurissima, dove era dell'acqua assai, piena di tarantole e di molti vermi velenosi.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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