Però questo messer Durante sopraditto dette un diamante di qualche poco di valore a una di queste guardie. Si disse che questa cura l'aveva aúta un certo Lione aretino orefice, mio gran nimico. Questo Lione ebbe il diamante per pestarlo; e perché Lione era poverissimo e 'l diamante poteva valere parecchi decine di scudi, costui dette ad intendere a quella guardia, che quella polvere che lui gli dette fossi quel diamante pesto che s'era ordinato per darmi; e quella mattina che io l'ebbi, me lo messono in tutte le vivande; che fu un venerdí: io l'ebbi in insalata e in intingoli e in minestra. Attesi di buona voglia a mangiare, perché la sera io avevo digiunato. Questo giorno era di festa. È ben vero che io mi sentivo scrosciare la vivanda sotto i denti, ma non pensavo mai a tal ribalderie. Finito che io ebbi di desinare, essendo restato un poco d'insalata innel piattello, mi venne diritto gli occhi a certe stiezze sottilissime, le quali m'erano avanzate. Subito io le presi, e accostatomi al lume della finestra, che era molto luminosa, parte che io le guardavo, mi venne ricordato di quello iscrosciare che m'aveva fatto la mattina il cibo piú che il solito: e riconsideratole bene, per quanto gli occhi potevan giudicare, mi credetti resolutamente che quello fussi diamante pesto. Subito mi feci morto resolutissimamente, e cosí cordoglioso corsi divotamente alle sante orazioni; e come resoluto, mi pareva esser certo di essere ispacciato e morto: e per una ora intera feci grandissime orazione a Dio, ringraziandolo di quella cosí piacevol morte.
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Lione Lione Lione Dio
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