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      Da poi che le mie stelle mi avevano cosí destinato, mi pareva averne aùto un buon mercato a uscirne per quella agevol via; e mi ero contento, e avevo benedetto il mondo e quel tempo che sopra di lui ero stato. Ora me ne tornavo a miglior regno con la grazia de Dio, che me la pareva avere sicurissimamente acquistata: e in quello che io stavo con questi pensieri, tenevo in mano certi sottilissimi granelluzzi di quello creduto diamante, quale per certissimo giudicavo esser tale. Ora, perché la speranza mai non muore, mi parve essere sobbillato da un poco di vana speranza; qual fu causa che io presi un poco di coltellino, e presi di quelle ditte granelline, e le missi in su 'n un ferro della prigione; dipoi appoggiatovi la punta del coltello per piano, agravando forte, senti' disfare la ditta pietra; e guardato bene con gli occhi, viddi che cosí era il vero. Subito mi vesti' di nuova isperanza e dissi: - Questo non è il mio nimico messer Durante, ma è una pietraccia tenera la quale non è per farmi un male al mondo -. E sí come io m'ero risoluto di starmi cheto e di morirmi in pace a quel modo, feci nuovo proposito, ma in prima ringraziando Idio e benedicendo la povertà, che sí come molte volte è la causa della morte degli uomini, quella volta ell'era stata causa istessa della vita mia; perché avendo dato quel messer Durante mio nimico, o chi fussi stato, un diamante a Lione, che me lo pestassi, di valore di piú di cento scudi, costui per povertà lo prese per sé, e a me pestò un berillo cetrino di valore di dua carlini, pensando forse, per essere ancora esso pietra, che egli facesse el medesimo effetto del diamante.


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La Vita di Benvenuto Cellini
di Benvenuto Cellini
pagine 536

   





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